ALLEGRO.

<>. Così l’operatore, il capetto del reparto presse (zona chiamata anche “Villa Igea” come la famosa clinica per matti di MODena ). E dire che quest’uomo così fine aveva anche studiato al seminario Metropolitano. Il reparto era appunto composto da operai con ridotte capacità lavorative come lo spagnolo, il tossico, un capetto sordo ed altri sfigati. Gli operai normali erano, sono tuttora, i saldatori tra i quali i migliori sapevano addirittura usare la fiamma che faceva gocciare metallo fuso per unire lastre di materiale. Era il periodo di Tangentopoli e, come per i politici, anche i lavoratori della Fabbrica Italia ricevevano avvisi di garanzia. I manager dei partiti comparivano davanti a Di Pietro, io ero andato a trovare gli impiegati dell’ufficio personale come Dee Dee, colletto bianco e bravo padre di famiglia con l’hobby della musica. Suonava nell’orchestra del Somarino, che allietava le cene dei dipendenti. Io, dopo essere stato raccomandato al capo del personale (un uomo gretto, sempliciotto e completamente privo di fantasia), ero entrato in Fabbrica subito con il piede sbagliato rifiutando di servire in tavola gratis nelle cene aziendali. Comunque, prima ancora di aver deluso le aspettative dell’impresa, ero già destinato ad un BRUTTO POSTO, sotto al capo-reparto che abita sopra di me. Lui è socialista come noi mentre l’altro che abita di fianco a me è comunista mentre l’ultimo, che abita sopra al bolscevico, è democristiano. Se fossi suo figlio, anche senza diploma sarei un impiegato e non un operaio costretto a lavorare vicino ad un fuoco. Di fronte a casa mia erano venuti ad abitare, privandomi di un campo da gioco, un’operaia della stessa Fabbrica di mansione tappezziera, il povero marito spazzino invalido, il figlio elettricista della squadra sportiva e poi, di fianco a questi, una incartatrice e scotchatrice democristiana che come il dirimpettaio aveva ricevuto il diritto di collocare la figlia non diplomata in ufficio. Sotto a questa abita un operaio tappezziere molto leggiadro. Al mattino mi dovevo svegliare prima dell’alba a non potevo neppure contare su un passaggio dal mio capo in quanto team-leader mentre in quanto socialista mi scroccava le sigarette e mi offriva disgustosi succhi di frutta dal sapore di caverna e cosce di pollo cotte insieme a materiali tossici nel forno della Fabbrica. Ero cresciuto in mezzo a tutti questi operai, figli di contadini costretti a lasciare i campi per avere la T.V, il telefono, un mese di vacanza all’anno, una settimana per Natale, la mutua ed i permessi. Non erano più disposti al sacrificio di lavorare tutti i giorni dell’anno, dall’alba al tramonto. From dusk till down. Io nella mia follia non lavoro e non studio. La mia solitudine è la conseguenza della fuga. Il mio movimento politico individualistico era: C omitato O perai B idisuqbidienti A bitazione S ocialità F orum E cologico R ivoluzionario R ivoluzionario (un'altra volta) A utonomo R ivoluzionario I nterno Persino il quotidiano comunista “Il manifesto” ignorò i 4 voti contrari al congresso nazionale e scrisse di raggiungimento dell'unanimità dell'assem (bleah). Solo 1 dei delegati sacrificati è tornato nella struttura organizzativa della Fiom-Cgil, io (mobbizzato come Vanni) ho portato come bersaglio una bimba piccola mentre il figlio di Vanni fu arrestato e violentato in carcere. Noi avevamo rifiutato di cambiare comportamento con le “buone”: prima del bastone ci provarono con la carota ma anche gli inviti negli “stallini” (con “mucchine” di tutti i colori e per tutti i gusti a disposizione gratis) non erano serviti a farci “deporre le armi”. Io, figlio di operai ed operaio, ho fallito nella lotta contro l'azienda totale. Nel frattempo la mia solitudine ha vinto anche nei centri sociali, nella lotta perduta per evitare che queste “Zone liberate” diventassero giungle violente e mafiose o templi del liberismo guidate dittatorialmente da “Leader naturali” vita-natural-durante. Per finire venni anche cacciato per la 2° volta dalle mie case e dalla sala prove dove vivevo.

Commenti

Post più popolari