GERVASIO,prima parte.

La mattina Gervasio si alza presto, verso le nove e subito piscia si fa il caffè la doccia e la canna del mattino che riempie di buon nero o libano dolce e simpatico ma il meglio è quando ha la signora Maria che allora il giorno è lieto vivere.Gervasio è triste perché ha perso il treno che lo porta a lavorare poi decide di fregarsene e allora il cuore si allarga di piacere ozioso e si siede in poltrona deciso a continuare la lettura del romanzo che da quattro anni è fermo a pag.13.Il romanzo parla di quando l’autore era giovane e delle prime emozioni nel vedere qualche pelo spuntare dai costumi da bagno dell’estate sia dei maschi che delle femmine perché lui non aveva peli e si vergognava ma un po’ era contento perché voleva dire che a parità d’età lui era più giovane degli altri e però gli dispiaceva anche perché già da bambino voleva eseere vecchio. Oltre questo punto Gervasio era sempre preso da un languore pigrizia nausea del vivere una vita altrui e si distraeva masturbandosi o fumando sigarette. Gervasio non si ricordava quasi niente della sua primissima gioventù, tranne i giochi che ricordava alla perfezione (erano tutti giochi solitari): la cronaca delle partite di calcetto nel parco seduto sul ramo di un albero, contare i bambini nel cortile dell’asilo e altre cose strane normalissime. Gervasio accende la televisione verso mezzogiorno e Bruno Vespa gli appare bruttissimo e tutto quello che dice gli sembra finto perché usa sempre le stesse parole e alla fine è come i telefilm di Berlusconi che sai sempre come va a finire. Gervasio si inquieta quando il faccione di turno sul teleschermo annuncia qualcosa in arrivo e poi si blocca a guardare l’occhio ignoto della telecamera e soprattutto Vespa spesso lo spinge a spegnere l’elettrodomestico. ***una volta con dei miei amici ho fondato una tivù privata trasmettevamo notizie inventate in stile realistico ma il bello era l’intervallo—c’erano molti intervalli perché non avevamo vogliatemposoldi per fare i programmi—l’intervallo dicevo era bello c’era una serie di fotografie di grandi personaggi morti scrittori cantanti pittori gente che aveva contato qualcosa e ogni sei-sette foto appariva un cartello con su scritto “e tu che cazzo fai davanti alla televisione?” . Gervasio ha una vecchia Peugeot, la usa solo per andare al bar dove si incontra con gli amici. Erano buoni amici un tempo, ora si trovano a bere dei caffè malinconici e parlano poco di cosette da poco si assicurano che tutto sia normale che il Morbo biascichi le esse e che la donna di Mauro gli faccia le corna insomma che tutto scorra usuale. Ogni tanto qualcosa succede e tutti si lamentano e spariscono per un po’ oppure cambiano giro o si iscrivono a qualche corso di meditazione vegetariana o ginnastica verde per cui nel vecchio bar rimangono fissi solo i padroni che stanno mettendo via i soldi non si ricordano neanche loro per quale grande viaggio o progetto per ora comprano automobili sempre più grandi e aumentano i prezzi dell’acqua minerale e mettono le minigonne alle cameriere che pure loro crescono e un giorno Gervasio va a prendere un caffè da solo e si accorge che la Cinzia non è più da prendere in giro per il trucco inesperto e i ragazzetti ai videogames hanno la cravatta solo Gervasio si guarda nel vetro della finestra e vede i soliti vestiti e la solita faccia con i capelli per conto loro e mentre conta gli spiccioli per pagare il caffè si chiede come mai la vita gli scivoli addosso come pioggia su di una merda fresca di cane e risolve il tutto con un chissenefrega sto bene così. A volte come oggi Gervasio ha soldi per la benzina e fa un giro verso la montagna come dice lui quando ha voglia di cambiare aria ma gli mancano i soldi la voglia il coraggio per la grande fuga

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